Fango dei Colli Euganei: non è vulcanico, ma farebbe faville

Pubblicato: 22/05/16 11:05

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Fanghi ed acque termali, note fin dai tempi dei romani, sono oggi largamente utilizzate anche e soprattutto per merito della ricerca che ha riportato interesse ed attenzione su una materia destinata a rinchiudersi in una nicchia fin troppo alternativa.

In passato si credeva che il termalismo del bacino euganeo, oggi uno dei più rinomati e conosciuti a livello internazionale, fosse dovuto ad una attività vulcanica ancora presente nella zona, studi più recenti hanno dimostrato che si tratterebbe di un semplice riscaldamento di natura geotermica delle acque meteoriche che scorrono lente sottoterra. Il bacino si trova nelle prealpi mentre il sistema geologico di risalita avviene nella zona euganea dove sgorga acqua alla temperatura di circa 87 gradi.
Conoscere il termalismo significa anche identificare in modo scientifico la provenienza della materia prima al fine di usarla nel migliore dei modi valutati pregi e controindicazioni.

Ad aver approfondito la storia termale, ricercato vecchi documenti ed effettuato esami è stato in questi anni anche il Centro Studi Termali Pietro d'Abano creato nel 1981 per volontà delle Associazioni Albergatori di Abano Terme, Montegrotto Terme e Battaglia Terme ed il cui scopo è ancora oggi la ricerca scientifica nel campo della medicina termale, lo studio, la promozione, l'incremento delle attività che riguardano il termalismo in ogni sua manifestazione, in ogni campo di applicazione terapeutico e scientifico.

Il Centro è dotato di un Comitato Etico-Scientifico, composto da persone con specifiche competenze in ambito medico e scientifico, che concorda con il Direttore Scientifico e il responsabile Ricerca e Sviluppo le nuove ricerche e iniziative scientifiche. Attualmente, l'attività di ricerca è orientata verso tre filoni scientifici: clinico, biologico e chimico-fisico.
Una attività di ricerca che aiuta il lavoro dei medici tradizionali e contribuisce a far crescere nel mondo la curiosità verso l'uso di prodotti presenti in natura per prevenire, alleviare ed in alcuni casi curare patologie anch'esse naturali.

"L'acqua di Abano - ricordano dal Centro - è salso-bromo-iodica ipertermale con un residuo fisso a 180°C di 5-6 gr di sali disciolti per litro, oltre ad essere utilizzata nella balneoterapia e nelle terapie inalatorie, viene prevalentemente impiegata nella maturazione, conservazione e rigenerazione del fango termale, formato da 3 tipi di componenti: una solida, di tipo argilloso; una idrominerale (acqua termale); ed una biologica (bioglea)".

Gli effetti benefici del fango da cosa dipendono dunque? "Da quello che avviene durante il suo processo di maturazione, necessario per ottimizzare le caratteristiche terapeutiche del fango, consiste nel lasciar riposare, in apposite vasche e per un periodo non inferiore ai 60 giorni, l'argilla blu (un silicato di alluminio) che viene estratta dai laghetti di Arquà e di Lispida, localizzati nel comprensorio euganeo. Questo trattamento oltre a modificare le caratteristiche chimico-fisiche del fango permette la crescita di specifiche comunità di microrganismi autotrofi, mixotrofi ed eterotrofi. Questi organismi, proprio in risposta all'ambiente estremo in cui vivono e si sviluppano, producono tutta una serie di metaboliti che sono alla base delle caratteristiche capacità terapeutiche dei fanghi termali del Comprensorio Euganeo. La frazione più importante di questi principi attivi è rappresentata da solfoglicolipidi che, durante i trattamenti di fangoterapia, vengono assorbiti dal paziente attraverso la pelle. Questo tipo di terapia è molto usata nei trattamenti delle affezioni osteo-articolari e delle alterazioni della pelle grazie agli effetti antinfiammatori prodotti da questi composti".

 "Il Centro Studi è il miglior biglietto da visita che il territorio possa offrire ai propri ospiti" ha dichiarato Fabrizio Caldara, Direttore Scientifico Centro Studi Termali “Pietro d’Abano” che ha garantito negli anni la valenza scientifica e terapeutica delle cure termali del bacino euganeo, grazie ad oltre 300 pubblicazioni scientifiche e divulgative.

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