Termoli e il mistero delle Terme perdute

Pubblicato: 15/07/15 17:07

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Esistono località in Italia in cui abbondano i riferimenti storici e dove ogni più piccola fonte è diventata con il tempo una sorgente inesauribile, elisir di eterna giovinezza. Vi sono altri luoghi, invece, in cui la leggenda è stata sposa della storia, ma poi è sopraggiunta una separazione.

Una città famosa che non sarebbe mai esistita, un mosaico per pavimento ed una sorgente figlia di un terremoto: ce n'è abbastanza per imbastire una trama intrigante e suggestiva.

La Greenwich d'Italia. Termoli, fascinosa località adriatica del Molise, dove il Borgo Vecchio affaccia nel mare Adriatico come farebbe una nave che prende il largo, è contrassegnata da una linea magica: il 42mo parallelo Nord incrocia il 15mo meridiano Est, quello che origina il fuso orario sull'asse Berlino, Parigi e Roma.
L'incontro tra gli assi avviene sul Rio Vivo che ha un ruolo determinante in questa storia.

Therma o Thermopoli? In realtà il primo nome sarebbe "Buca", porto romano della Frentania. Strabone e Tolomeo collocano il non luogo tra il fiume Tiferno e Istonio, ovvero Vasto. Ma le coordinate geografiche sarebbero sballate.
Recentemente il professor Filippo di Donato, dell'Università di Pescara, utilizzando fotografie aeree a raggi infrarossi, ha sorpreso tutti ipotizzato l'esistenza di una città sommersa nel sottosuolo della costa molisana a circa 5 Km da Termoli. Di cosa si tratterebbe?

Tommaso da Termoli, che nel 1400 fu consacrato Vescovo di Guardialfiera da Papa Innocenzo, ha lasciato un epigramma latino: "Sunt qui tres moles, sunt qui urbi balnea parva Tres moles formant urbem, Termaeque decorant Parvae, quod mavis tu tibi lector Labe. Litterulas variat variata in nomine origo Datque metrum varium, dat numerumque simul" piccole Terme e tre Torri sarebbero state alla base dell'urbe.
Lorenzo Pignoria, storico italiano del '600, conferma l'ipotesi dell'Arcidiacono Tommaso e parlando del terremoto del 30 luglio 1625, dichiara che nel territorio di Termoli sgorgarono in gran quantità: "vene e scaturigini delle acque calde e delle terme la di cui gran copia si deduce dal nome stesso di Thermularum, oggi Termoli dato a questa città".

L'Abate Domenico Romanelli, nativo di Fossacesia, alla fine del '700 scrisse: "In tutto l'agro di Termoli è prodigioso il numero di sorgive mediche termali, degli antichi acquedotti che vi sono stati scoverti e dei sotteranei cunicoli".

II sacerdote Luigi Ragni, nel suo studio su Termoli scrive: "A poca distanza dall'abitato di Termoli, a cinquecento metri o giù di lì con leggero pendio verso il mare si estende la incantevole spiaggia di Rio Vivo, detta così dal nome di un ruscelletto che ivi scorre senza interruzione. Sotto il letto arenoso di esso, e sotto un ponte, ivi costruito per la ferrovia, si trovano nascoste delle piccole terme e a pochi passi, lungo il lido un pavimento di mattonelle ben connesse. Quando il ruscelletto in piena e il mare in tempesta portano via l'arena, restano scoperte a fior di terra e si possono ammirare. Parecchi anni dietro le ho viste, e, per quanto la memoria mi sarà fedele, cercherò di descriverle: mattonelle con abbondante e tenacissima malta, hanno potuto resistere alle piene del torrentello e alle furie del mare in burrasca".

Oggi non vi sarebbe più traccia delle leggendarie sorgenti termali, ma dove scorre ancora il Rio Vivo ne sono certi: in qualsiasi momento potrebbero riaffiorare.  

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